Tra i tanti nomi che hanno portato la scena fumettistica underground a imporsi in modo così sensibile e importante, uno dei più citati e amati è certamente Jesse Jacobs. Nato a Moncton, Ontario, Jacobs ha saputo imporsi nel panorama internazionale per una ricerca costante di convergenza tra estetica e temi trattati, a tal punto da rendere legati indissolubilmente un elemento all’altro.Una carriera, la sua, che è un esempio perfetto di come il fumetto indipendente – soprattutto quello nordamericano – abbia saputo convogliare su di sé un’attenzione che va anche al di fuori dei limiti della nicchia, anche grazie a personalità lungimiranti come Pendleton Ward che ha usato i suoi Adventure Time e The Midnight Gospel come megafono di risonanza per artiste e artisti (tra cui lo stesso Jacobs) del sottosuolo delle arti visive.La sua opera ha i caratteri più tipici della scena che rappresenta: una spiccata propensione per il do it yourself che porta a seguire tutti gli stadi del processo che porta a un prodotto finito, un deciso anticonformismo che però ha stilemi e fascinazioni tremendamente pop che – in un evidente moto post-moderno – richiamano il passato e il presente attraverso la mediazione dei mezzi di comunicazione di massa.

Derivazioni e influenze che passano tanto dal fumetto più estremo, punk e irrazionale all’illustrazione più candidamente popolare, che Jacobs digerisce e ripropone nel suo modo specifico e peculiare. Ciò che però rende Jesse Jacobs facilmente riconoscibile anche all’interno di una scena, di un’influenza e di un modo così specifici è – come già parzialmente anticipato – il suo approccio alle tematiche, che il disegnatore mescola, integra e rende perfettamente coerente con la sua visione estetica.I fumetti di Jesse Jacobs sono immensi caleidoscopi – anche quando sono assenti colori – dove forme geometriche e psichedelia si fondono con ragionamenti sul naturalismo, sulla trascendenza, sulla spiritualità e sul rapporto di questi elementi con gli esseri viventi, umanità compresa e soprattutto.

Si interroga di come attraverso la lisergia l’animale uomo possa raggiungere un equilibrio con le terre che occupa, con le specie che incontra; dove sbaglia e dove può migliorare i suoi modi anche per raggiungere dimensioni differenti da quella che conosce e in cui vive. Ragionamenti che fanno convergere spiritualità e scienza in un’unica entità che è il suo disegno. Jacobs porta la biologia in territori più propriamente spirituali e viceversa, dove le leggi della scienza e le speculazioni su esistenze divine sono una cosa sola che non esclude niente. Gli oggetti, gli animali e la terra stessa sono quindi piccolissimi elementi che unendosi portano al raggiungimento di un nuovo stato evolutivo; che esclude e raggruppa ogni cosa.Jesse Jacobs, quindi, ci porta in dimensioni ulteriori che sono di fatto un’estensione scientifica e spirituale della nostra: un’esasperazione totale che è contemporaneamente umanisticamente sognante grazie alla scoperta di sé e realisticamente provata da leggi e fenomeni. Dove le linee concentriche del suo tratto si intrecciano con i colori psichedelici e i ragionamenti sulla condizione della vita stessa, annullandola ed estendendola contemporaneamente. Un ragionamento che può apparentemente sembrare solo figlio di una psichedelia spiccata ma che, in realtà, da questa stessa deriva proporzioni basate su probabilità, intuizioni e tutto ciò che – banalmente – è definibile scientifico.